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  • Immagine del redattoreAndrea Ronchi

CO2e, perché devi sapere cos’è e perché influenzerà le tue prossime scelte.

Il costo delle esternalità ambientali si rifletterà nei prezzi di prodotti e servizi.


Kcal, Gb, MWh....CO2e siamo famigliari con le unità di misura del nostro tempo?


Se fermate un ragazzino per strada e gli chiedete quanto traffico dati é incluso nel suo piano mensile, vi risponderà senza esitare con il numero preciso di Gigabyte (Gb) ed il relativo prezzo. Allo stesso modo anche mio padre, arzillo architetto settantaquatrenne saprebbe rispondermi.

Se voleste sapere di quante kilocalorie (Kcal) si compone un pasto ideale per un uomo atletico, non agonista, dovreste avere la fortuna di incappare in un soggetto più informato della media, ma in questo caso, la legge ci viene in aiuto perché ogni alimento deve riportare i valori nutrizionali sul pack, così che tutti possano confrontare se trasgredire con gli adorati Krumiri Bistefani o con gli apparentemente più sani Bucaneve Doria.


E per quanto riguarda l’energia? Quanti saprebbero dire quanti kilowattora (KWh) consumate in un anno o mese a casa vostra?

Eppure tutti paghiamo bollette salatissime di energia. Nel mondo della telefonia c’è un’attenzione quasi maniacale sui pricing dei vari operatori, con conseguente frequente migrazione delle customer base. Ma nell’energia elettrica? Non si ha idea né degli ordini di grandezza di consumo, né del costo per KWh (per non parlare della mancata consapevolezza di come é composta la voce di costo che paghiamo al venditore di energia, tra materia prima, oneri di sistema, tasse, ecc).

La situazione migliora leggermente nel mondo corporate, dove almeno le aziende più energivore hanno dovuto acquisire competenze per gestire una voce di costo sempre più rilevante.


Il disastro però é sulla CO2 equivalente (CO2e). Spesso né consumer né corporate sa di cosa si tratti, come si misura e come valutare criticamente un valore (alto, basso, nella norma..). La CO2e è l’unità di misura che avrà più impatto sulla nostra vita per i prossimi decenni.

Con obiettivi di riduzione delle emissioni clima-alteranti oltre al 90% entro il 2050, le nostre azioni di consumatori, le scelte strategiche/operative delle aziende e le valutazioni di allocazione di capitale degli investitori si baseranno principalmente sul costo ed i rischi delle esternalità ambientali collegate al prodotto/servizio in tutto il suo ciclo di vita.

Con CO2e si misura il potenziale climalterante di tutte le emissioni generate da un processo e lo si esprime in termini di anidride carbonica.


La scorsa settimana Unilever ha annunciato un’operazione che potrebbe condizionare velocemente tutto il mondo consumer e di conseguenza il mondo B2B: tutti i prodotti Unilever riporteranno sul pack la CO2e di tutto il ciclo di vita, dall’estrazione/lavorazione delle materie prime, all’utilizzo finale e smaltimento degli oggetti. https://www.unilever.com/news/press-releases/2020/unilever-sets-out-new-actions-to-fight-climate-change-and-protect-and-regenerate-nature-to-preserve-resources-for-future-generations.html

Unilever dichiara anche di raggiungere la neutralità (emissioni 0)entro il 2039 (dieci anni prima di quanto prevedono gli accordi della COP di Parigi), operazione che sarà possibile attraverso il condizionamento di tutta la supply chain nel ridurre gli impatti nel ciclo produttivo e attraverso la compensazione delle emissioni non evitabili attraverso progetti di Carbon Offset (acquistando crediti di CO2 generati da progetti di energia da fonte rinnovabile, efficienza energetica o riforestazione).


Ma non è solo Unilever a dettare la linea. L’analisi della carbon footprint sta diventando progressivamente obbligatoria per sempre più imprese in diversi settori ed in diverse giurisdizioni. Questa attività é l’anticamera di norme di Carbon Pricing (Emission trading scheme e/o carbon tax) che si stanno affermando in tutto il mondo. In pochi anni il costo ambientale dei prodotti che consumiamo si rifletterà sempre di più nei prezzi, che ad oggi presentano un’asimmetria informativa molto forte, tanto da aver portato a generare il termine “Carbon Bubble”.


La bolla della CO2 si può considerare anche relativamente alla valorizzazione delle imprese, per questo, prima che la misurazione, la riduzione e la compensazione delle emissioni diventino cogenti é strategico per le aziende anticipare la normativa con programmi volontari.


E’ tempo di inserire questa nuova unità di misura tra quelle che maneggiamo con più dimestichezza.

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