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Zero Carbon Policy Agenda 2025: perché i target 2030 sono (già) irraggiungibili — e cosa possiamo fare davvero

  • Immagine del redattore: Andrea Ronchi
    Andrea Ronchi
  • 11 minuti fa
  • Tempo di lettura: 5 min

Perché l’ideologia e la miopia di Bruxelles ci sta facendo sbattere contro un muro rischiando di far crollare non solo la sfida alla decarbonizzazione, ma l’Unione Europea stessa.


Il 22 settembre, al Politecnico di Milano, è stato presentato lo Zero Carbon Policy Agenda 2025 dell’Energy & Strategy Group (PoliMi), di cui CO₂ Advisor è partner e contributor.


Il conto della decarbonizzazione in Italia e in Europa è insostenibile: oltre 11.000 € per tonnellata di CO₂ evitata. Servono neutralità tecnologica e geografica, non solo a parole, un ETS, riportato al suo DNA "cap & trade", e l’uso pragmatico dei crediti di CO₂ per salvare il salvabile. (Andrea Ronchi)

I numeri che contano (e non tornano)

  • Trend: emissioni di CO₂eq Italia –28,7% vs 1990. Per arrivare a –55% restano 5 anni (bisogna tagliare ancora 117 MtCO₂eq per arrivare al target 2030).

  • Ritmo attuale: dovremmo tagliare ~23,3 MtCO₂eq/anno; stiamo scendendo di ~11–12 Mt/anno.

  • Spesa annua: 100–127 mld € sui “pilastri della decarbonizzazione”; riduzione <12 Mt/anno.

  • Costo effettivo: >11.000 € / tCO₂ evitata (nostra elaborazione su dati Report). Con questi numeri horror, dovremmo investire oltre 1.400 miliardi di euro entro il 2030 per raggiungere i target (l'equivalente di 25 anni del 100% della spesa pubblica per investimenti)

  • Confronto prezzi: Permessi di emissione in EU ETS <80 €/t; crediti di CO2 in media <10 $/t (con ampia forchetta per qualità/standard). Distanza abissale rispetto ai costi che stiamo sostenendo. Gli strumenti di mercato si confermano di gran lunga i più efficienti ma anche i meno sfruttati.

  • Unica eccezione: le aziende in ETS sono in traiettoria con gli obieti 2030; prezzo di segnale chiaro → riduzioni reali.

  • Uso del suolo/foreste: tecnologie cost‑effective per biosequestrazione della CO₂, da scalare con regole solide.


Perché i target 2030 sono impossibili


Il modello di performance del Report è netto: nessun target 2030 appare raggiungibile. Proseguendo in BAU, si coprirebbe solo poco più di metà del gap. È la fotografia del gruppo di ricerca dell’E&S Group (PoliMi), condivisa dagli esperti coinvolti — CO₂ Advisor incluso.

Tre segnali di allarme (2024)

  1. Troppo caro, troppi sprechi. Con 101 mld € abbiamo ridotto ~11 Mt: il “conto della serva” vale ~9.000–11.000 €/t; l’indicatore del Report è 5.880 €/t. Due metodi, un’unica verità: la curva dei costi è insostenibile.

  2. Rinnovabili: il salto non c’è. Siamo a ~20% FER sui consumi finali (2024); target 39,4% al 2030. Con l’inerzia attuale arriveremmo ~27,5%: copriremmo solo ~38,8% del “buco”. Cause: permessi, rete, accumuli, penetrazione nei settori hard‑to‑abate.

  3. Mobilità elettrica: stallo (nonostante i fondi). 2024: BEV+PHEV ~7,5% immatricolazioni (in calo da 8,6% 2023). 597 mln € spostati dal PNRR da infrastrutture di ricarica a bonus auto; FER nei trasporti ~8%; per il 2030 servirebbe un’accelerazione ×18,4. Risultato: costi alti, impatti bassi.

Conclusione: senza una discontinuità di politiche e strumenti, il 2030 non è a portata (e il 2050 diventa una salita ancora più ripida).
pilastri e distanza dai target
Distanza dal target per macro pilastri della decarbonizzazione _ E&S - Zero Carbon Policy Agenda 2025

L’eccezione che dovrebbe dettare la linea: l’ETS funziona (quando resta un mercato)


Nel perimetro ETS la riduzione –55% vs 2005 è in traiettoria rispetto ai target 2030, a differenza degli altri comparti. Dove c’è prezzo e competizione, il costo per ridurre la CO₂ scende e a costi accessibili.

Il problema? Negli ultimi anni l’ETS si è spostato da sistema cap & trade a tributo a prezzo variabile, moltiplicando aste e gettito da redistribuire nei pilastri spesso inefficienti.

All’inizio, con i permessi di emissione assegnati gratuitamente in forma decrescente, i costi dell’azienda A in ETS erano i ricavi dell’azienda B in ETS: le risorse rimanevano alle aziende coinvolte che erano in competizione per proporre le formule più efficienti di decarbonizzazione. Ora, invece, con le assegnazioni ad asta, le aziende spendono e l’autorità redistribuisce le risorse nei pilastri analizzati in questo report, perdendo completamente il driver di efficienza.

Risultato: segnale di prezzo sporcocosti marginali in salitatenuta sociale a rischio. (E i numeri di spesa e performance nei pilastri lo mostrano)

 

"Dobbiamo trattare la CO₂ come una materia prima: il quantitativo di emissioni rilasciabili in atmosfera è scarso, quindi ha un valore e come tutte le risorse scarse ha un prezzo, e ogni euro speso male ci allontana dal traguardo.”


Neutralità tecnologica e geografica: l’unica via pragmatica


Il report ribadisce la svolta europea (per ora solo dichiarata): la Commissione (Von der Leyen II) sposta l’asse su decarbonizzazione + competitività, tramite Clean Industrial Deal e pacchetto Omnibus (alleggerimento CSRD/CSDDD, razionalizzazione oneri, rafforzamento CBAM). È la direzione giusta, a parole. 

Ma senza neutralità tecnologica (stop ai “pilastri-silos” che ingessano la spesa) e geografica (riduzioni dove costano meno a parità di integrità climatica), i costi esplodono. Dobbiamo fare competere tutte le tecnologie su un unico criterio: €/t CO₂ evitata o rimossa, oggi — non domani.


“Ultima chiamata” per i crediti CO₂

Se siamo in zona Cesarini, la priorità è comprare tempo climatico al costo più basso per tonnellata, mentre si costruisce l’industria Net-Zero europea. Per questo proponiamo di:

  1. Riammettere in modo ordinato i crediti CO₂ (riduzione e rimozione, anche extra-UE) nel mix di compliance (ETS) e meccanismi volontari, con standard robusti e trasparenza (MRV), così da finanziare abbattimenti addizionali a costo unitario inferiore.

  2. “Rispolverare” l’architettura di Kyoto, aggiornandola al 2025: un mercato internazionale credibile, con neutralità geografica e integrità ambientale, è l’unico modo per fare di più con meno nei tempi che contano.

  3. Supportare l’art. 6 dell’Accordo di Parigi: regole operative per lo scambio di mitigation outcomes e crediti di alta qualità.


Cosa suggeriamo (subito) al decisore pubblico


  • Un solo KPI per la spesa pubblica: €/t CO₂ realmente evitata/rimossa. Stop agli incentivi che finanziano consumi alle facility industriali che abbassano strutturalmente i costi. 

  • ETS, non carbon-tax occulta: più cap & trade, meno gettito; collegamento trasparente con crediti CO₂ di qualità.

  • CBAM semplificato e potenziato e sostegno alle filiere Net-Zero in UE

  • Neutralità tecnologica e geografica come principio guida in tutti i bandi e le riforme, usando i crediti di CO2 come strumento per cercare aree e tecnologie per ridurre le emissioni a basso costo sostenendo lo sviluppo sostenibile dei Paesi che possono offrirle

  • Stima ex-ante e monitoraggio ex-post: ogni misura deve dichiarare e verificare il costo per tonnellata (e sospendersi se oltre soglia).


La posizione di CO₂ Advisor (e cosa facciamo)


Per noi, ridurre le emissioni non è ambientalismo o filantropia: è strategia industriale e competitività. Dal 2020 aiutiamo imprese e istituzioni a trattare la CO₂ come variabile di business.

Cosa offriamo

  • Consulenza strategica: roadmap Net Zero, shadow carbon pricing, integrazione nel piano industriale e nella valutazione degli investimenti.

  • Partecipazione ai Mercati della CO2: operatività su ETS e mercati dei crediti di CO2 internazionali (riduzione/rimozione), con focus su integrità e costo per tonnellata.

  • Sviluppo Progetti: sviluppo di iniziative di insetting e offsetting per la riduzione o cattura di CO2

  • Formazione: percorsi executive e divulgazione con università e business school.


Approccio: dati, €/t reale, neutralità tecnologica/geografica, nessun dogma.

Ascolta gli Interventi di Andrea Ronchi alla presentazione dei risultati del Report Zero Carbon Policy Agenda


Perchè I target 2030 sono Irraggiungibili e i costi assurdi delle policy correnti
Il destino dei crediti di CO2
Suggerimenti al policy maker - quali soluzioni per correggere gli errori

 
 
 

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