Nel 2027 finirà l'Unione Europea? Meno di due anni per intervenire sui fondamenti del Green Deal europeo, ETS2 su tutti.

Emission Trading 2 (ETS2) avvio nel 2025, ripercussioni da 1/1/2027
A gennaio 2025 è iniziato, nel silenzio quasi totale di stampa e cosiddetti specialisti del settore energetico, il più dirigista e dannoso dei provvedimenti green europei, L’Emission Trading 2. Non lasciatevi ingannare dal termine, di emission trading non ha proprio nulla, è una orrenda Carbon Tax travestita, come spiegato già in questo articolo.
Per ora gli obblighi sono solo di reportistica, ma dal 1 Gennaio 2027 inizierà la fase di mercato, ovvero ci si risveglierà nell’anno nuovo con i prezzi dei carburanti alla pompa di benzina aumentati di circa 0,20 € al litro e i costi del gas per il riscaldamento domestico e gli usi industriali maggiorati di oltre il 30%. Ricordiamo ai lettori che i gilet gialli scesero in piazza per i rincari dovuti alla carbon tax francese del 2018 (poi ritritata a causa delle violente proteste) per aumenti di circa 0,04 € al litro (un decimo di quello che ci aspetterà dal 2027). Non è finito qui, le società di distribuzione temono rincari fino agli 0,80 € entro il 2030 e poi c’è la drammatica destinazione di queste risorse economiche.
Come funziona un sistema ETS "puro"
Ricordo che un sistema Emission Trading “puro” prevederebbe che i costi del soggetto 1 diventino i ricavi del soggetto 2 attraverso lo scambio di permessi preventivamente assegnati a titolo gratuito e di anno in anno decrescenti: “chi emette CO2 paga”, chi “riduce/cattura CO2 viene pagato”, le risorse rimangono all’interno del sistema dei soggetti coinvolti; i soldi vanno dove il costo marginale di riduzione/abbattimento è più basso con il mercato che svolge il suo ruolo di ottimizzare le risorse.
ETS2 = carbon tax travestita
Nell’ETS 2 invece i permessi verranno assegnati a titolo oneroso attraverso aste gestite dagli Stati Membri, ed i soldi che fine faranno? Gli Stati li raccoglieranno e poi dovranno girarli all’Unione Europea che li userà per alimentare 5 fondi gestiti da Bruxelles
Social Climate Fund (EU)
Innovation Fund (EU)
Modernization Fund (Stati + sorveglianza EU)
Just Transition Fund (EU)
Resilience and recovery Facility (EU)
Si andrà completamente a perdere il principio di efficienza garantito dal mercato: l’Europa userà questi fondi per finanziare progetti “green” assurdi sotto il profilo costo/beneficio. Un esempio? Guardiamo cosa succede oggi quando si muove lo Stato con i soldi Europei e dei cittadini italiani.
Lo Stato spende 10.500 € per ridurre 1 CO2 ton, le aziende, con il mercato 70€ /CO2 ton.
Nello studio “Zero Carbon Policy 2024” dell’Energy Strategy Group del Politecnico di Milano, si vede che lo Stato Italiano spende per investimenti per la decarbonizzazione circa 127 miliardi di €/anno per ridurre di circa 12 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. Significa spendere con i soldi dei contributenti oltre 10.500 € per ogni tonnellata di CO2 ridotta. Nel sistema ETS 1 oggi le aziende riescono a rispettare i target con un prezzo di meno di 70 € per CO2 ton. Avete capito bene: lo Stato spende 10.500 € dove le aziende spendono 70 € per il medesimo risultato. La transizione a questi costi NON è SOSTENIBILE.



Cercherò di dettagliare meglio questa conclusione. Oggi in Italia si emettono 383 Milioni di CO2 ton/anno, nel 2030 dovremo emetterne 235 milioni. Significa eliminare 148 Milioni di CO2 ton di emissioni in 5 anni. Posto che significherebbe ridurre di 30 milioni di CO2 ton/anno (mentre non siamo MAI andati oltre i 12 milioni CO2 ton/anno) ai prezzi che paga lo Stato e l’Europa significa destinare 1.554 miliardi di EURO in 5 anni al green deal, circa 30.000 € a cittadino italiano (e questo SOLO in Italia, figuriamoci nei paesi meno efficienti e moderni energeticamente come Polonia, Bulgaria, Romania ecc).
Nello studio del Politecnico si vede che nel 2023 i provvedimenti più inefficienti sono stati gli investimenti di efficientamento immobiliare con il SuperBonus, gli incentivi all’auto elettrica, ecc..
Il Green Deal non è solo auto elettrica e case green.
Oggi l’agenda green è diventata oggetto del dibattito pubblico soprattutto per uno dei tantissimi provvedimenti irrazionali, costosi e oltremodo dannosi per il tessuto economico-sociale: il divieto alla produzione di auto con motori endotermici al 2035 e le multe applicate nel periodo di transizione per chi non produca almeno una certa percentuale di veicoli elettrici.
Come scrivevo nel libro “I mercati della CO2”, già nel 2023, tra una Tesla Model 3 ed una Peugeot 308 diesel, considerando tutto il ciclo di vita delle auto (produzione, utilizzo per 150.000 KM e smaltimento) ci sono 19.240 € di maggiori costi nella scelta full electric a fronte di 10 tonnellate di CO2 di minori emissioni, ovvero quasi 2.000 € per CO2 ton.
Inutile vedere l’efficacia dei costi legati alle ristrutturazioni residenziali.
Con questo non intendiamo dire che sia in assoluto sbagliata la conversione ai motori elettrici e l’efficientamento degli immobili, ma è il mercato che deve premiare le tecnologie più performanti nel contesto temporale specifico, non i nostri burocrati a livello Nazionale ed Europeo con progetti di economia pianificata.
Con ETS 2 si perde la sovranità fiscale degli Stati
Un altro tema che porterà alla fine del progetto Europeo, oltre che dare l’impulso finale a tutti i partiti cosiddetti populisti per affermarsi senza argini in tutto il continente, è la sovversione dei trattati comunitari perpetrata proprio attraverso l’ETS 2 e la riforma dell’ETS1. Essendo questi provvedimenti delle vere e proprie carbon tax comunitarie, l’EU ha aggirato un principio fondamentale dei trattati fondanti dell’Unione: la sovranità fiscale degli Stati Membri. Il green deal, nel disegno di verdi e socialisti europei è evidentemente il pretesto per sovvertire l’ordinamento dell’unione Europea.
Il 2027 poi è un anno particolare: ci saranno le elezioni in Francia e l’ETS2 entrerà in vigore proprio poco prima. La Le Pen può contare su un plebiscito.
Cosa fare per salvare l'Unione Europea:
Rimane pochissimo tempo per agire e tentare di fermare ciò che sembra sempre più irrefrenabile. Occorrerà fare almeno 5 cose:
Ritardare e rivedere completamente il funzionamento dell’ETS2
Riformare l’ETS1, riportandolo a un sistema di mercato originario.
Utilizzare l’art 6 della COP delle Nazioni Unite per riammettere l’utilizzo dei crediti di CO2 nei sistemi ETS europei promuovendo così una vera neutralità tecnologica e geografica. Smettendo inoltre di fare assistenzialismo agli stati meno sviluppati, ma finanziando progetti concreti sia in Patria che nel resto del globo.
Cestinare e rivedere completamente la direttiva Green Claim
Cestinare e riformulare il regolamento EU sulla Carbon Neutrality
Nei prossimi articoli dettaglieremo ciascuno di queste 5 azioni fondamentali.
E gli USA a guida Trump?
Dulcis in fundo, negoziare per un cambio totale di priorità in sede Nazioni Unite se si vuole rimanere all’interno della COP, che ha sempre più la faccia di un consesso a trazione Cinese per imporre l’agenda di Pechino a scapito di tutte le altre potenze. In questa chiave di lettura la scelta USA di abbandonare l’Accordo di Parigi sembra proprio la sveglia che serviva per far destare dal sonno il resto del mondo e ridimensionare le ambizioni Cinesi.
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